Il Codice Santini torna a casa dopo quattro secoli
Il Codice Santini, manoscritto pergamenaceo di macchine civili e militari derivato dagli studi di Francesco di Giorgio Martini, è un documento di straordinario valore per la storia dell’ingegneria e dell’architettura. Abbiamo avuto il privilegio di studiarlo anni fa con Marcella Peruzzi e di attribuirlo a Battista Comandino. Era segnalato nell’ultimo inventario della biblioteca dei duchi di Urbino, redatto dal notaio Francesco Scudacchi nel 1632, ma non fu tra quelli trasferiti presso la Biblioteca Apostolica Vaticana nel 1657. Uscito dal Palazzo Ducale di Urbino circa quattro secoli fa, oggi vi fa ritorno grazie all’acquisizione della Galleria Nazionale delle Marche, riannodando un legame interrotto con il suo contesto originario. Un ritorno particolarmente significativo, dato che molte delle macchine martiniane raffigurate nel codice corrispondono a quelle scolpite nel cosiddetto “fregio della guerra” che decorava il sedile corrente sulla facciata del Palazzo. Le formelle hanno trovato una nuova collocazione espositiva all’interno dello stesso edificio, nelle soprallogge che affacciano sul cortile d’onore. Di questo codice avevamo riferito nel Festschrift per Howard Burns, un grande maestro che ci ha lasciato pochi giorni fa. Sono certo che avrebbe accolto con gioia la notizia di questo rientro.